Museo musicale “Francesco Cilea e Nicola Antonio Manfroce”
Varcare la soglia di questa sezione è come entrare in un mondo di suoni eterni, dove le note sembrano danzare nell’aria. Qui, la musica di Francesco Cilea – autore di capolavori come Adriana Lecouvreur e L’Arlesiana – rivive attraverso spartiti originali, bozzetti di scena e preziosi manoscritti donati alla sua città. Ogni documento racconta la storia di un uomo straordinario, nato a Palmi nel 1886, che scelse la musica come compagna di vita dopo essere rimasto incantato dal finale della Norma di Bellini, eseguito dalla banda cittadina.
L’Epistolario, composto da circa cinquemila lettere, ci apre una finestra sui suoi pensieri più intimi, sulle sue sfide, sui suoi successi. E tra le pagine dei suoi ricordi, emerge la sua umiltà disarmante, quella di un uomo che si definiva spesso debole, incapace di far del male agli altri. Ma la sua musica, potente e delicata allo stesso tempo, parla di un’anima grande, capace di sentimenti universali. Tra le teche, si possono ammirare vari documenti che tracciano le tappe più importanti della carriera di Cilea, raccolti con cura dallo stesso musicista, come se volesse immortalare ogni riconoscimento, ogni applauso ricevuto. Ci sono medaglie, fotografie di momenti significativi della sua vita e persino cartoline raffiguranti i volti dei grandi interpreti delle sue opere, che ci riportano a un’epoca di grande splendore musicale. E poi, un gioiello prezioso: la copia dattiloscritta della sua autobiografia, un documento che ci permette di entrare nel mondo più intimo e personale del compositore, tra pensieri, ricordi e riflessioni. Accanto alla vita artistica di Cilea, il museo custodisce anche frammenti della sua sfera privata. Si trovano qui testimonianze della sua famiglia, come il Diploma di laurea in Medicina di suo nonno Francesco o il Diploma in Pianoforte conseguito dalla sorella Filomena, testimonianze di una famiglia profondamente legata all’arte e alla cultura. E infine, ci si commuove di fronte ai ricordi di suo fratello Michele, tragicamente scomparso, di cui il museo conserva miniature di rara bellezza.
In questo tempio della memoria trova spazio un altro talento di Palmi, Nicola Antonio Manfroce con la sua breve ma intensa carriera musicale. Morto giovanissimo, Manfroce ha lasciato al mondo due opere, Elzira ed Ecuba, che sono testimonianza di un talento precoce e di una passione che brucia ancora nei cuori di chi le ascolta. Seppur il materiale a lui dedicato sia più ridotto, il valore dei documenti
conservati è immenso. Essi sono la testimonianza del suo genio, un giovane prodigio la cui musica riecheggia ancora oggi tra le note di transizione tra l’opera settecentesca e il romanticismo rossiniano. Tra questi documenti, spicca il manoscritto dell’aria “Quando mai tiranne stelle”, un pezzo unico, l’unico esemplare conosciuto al mondo, che brilla come una gemma rara tra i tesori del museo.
La musica prende vita attraverso i ricordi, gli oggetti e i documenti appartenuti ai due grandi maestri del panorama musicale italiano.
Camminare in questa sala significa immergersi in un mare di emozioni, dove arte e musica si fondono, creando un’armonia che travolge e incanta. Le melodie riecheggiano nella mente del visitatore che rivolgendo lo sguardo verso le bianche sculture vede l’arte prendere vita.
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